Nel pensiero comune, il tip tap in Italia ha una storia che si è fermata nel tempo, legata a vecchi film che profumano di musica e spensieratezza. Conosciuto in Europa attraverso il cinema, è da sempre associato alla coppia Fred Astaire e Ginger Rogers o alla danza sotto la pioggia di Gene Kelly. In origine, si tratta di uno stile di movimento e ritmica che nasce negli Stati Uniti in strada – la danza nasce spesso da un bisogno espressivo spontaneo – da un’integrazione tra tradizioni irlandesi e inglesi (danza degli zoccoli) e ritmi percussivi di origine africana. Nel tempo ha subito diverse influenze, mantenendo il suo elemento caratterizzante: produrre ritmo con i piedi. Proprio per questo, il tap, che richiede scarpe con rinforzi metallici sulla punta e sul tacco per amplificare la sonorità dei passi, si studia come uno strumento musicale, ha uno stile estremamente versatile che richiede tecnica ed esercizio e può essere danzato su qualsiasi genere di musica.
La mia storia personale con la tap dance inizia in giovane età e prosegue a più riprese, come un vecchio amore che si rinnova a ogni incontro, grazie a incredibili insegnanti che hanno saputo catturare la mia attenzione sui diversi aspetti di questo stile appassionante: quello più coreografico, con l’esperienza di esibizioni e alcune apparizioni televisive; quello più tecnico legato allo studio e all’esercizio; quello più musicale, soprattutto attraverso stages con maestri internazionali.
Navigando in internet è possibile scoprire che questa danza continua a ispirare tantissime persone nel mondo e a sfornare danzatori/musicisti dall’incredibile talento.
Oggi, che ho un interesse all’insegnamento che si basa non più soltanto nel trasmettere una disciplina ma sull’educare il corpo al movimento in funzione del proprio benessere psicofisico, anche una tecnica come il tip tap è uno strumento che posso utilizzare per invitare le persone ad acquisire maggiore consapevolezza del proprio movimento corporeo, sviluppando coordinazione e musicalità, influendo su diversi piani:
RADICAMENTO. Nonostante il ballerino di tap trasmetta una comune sensazione di leggerezza, la pratica è estremamente radicante. Il corpo si rapporta al terreno per poter suonare ed è importante spostare correttamente il peso per far sì che il piede, la punta, o il tacco producano correttamente il suono. Inoltre, essendo una danza musicale, esercitare l’attenzione sul tempo da seguire e il ritmo da produrre porta a una presenza totalizzante. In questo senso può essere intesa come una danza di terra e di centratura.
EQUILIBRIO. La tecnica si basa sullo spostamento di peso non soltanto da un piede all’altro ma sul piede stesso, attraverso un gioco di tacco e punta. In questo modo allena l’equilibrio attraverso il coinvolgimento dell’intero corpo, influendo positivamente anche sulla mente e sui pensieri.
MEMORIA. Come in ogni danza, memorizzare una sequenza di passi è un fantastico esercizio per il nostro cervello. In particolare, nel tip tap si tratta di una sequenza ritmica che può essere memorizzata come una canzone. Esercitare la mente alla memoria è fondamentale per la crescita e in un’ottica di longevità.
Su questi presupposti, personalmente trovo particolarmente affascinante il lavoro individuale perché mi permette di ascoltare il suono che l’allievo o l’allieva produce, di osservare con attenzione il suo movimento e di intervenire con piccoli suggerimenti che possono rivelarsi efficaci anche per migliorare in generale la postura e sviluppare una maggiore attenzione all’ascolto musicale e a stare nel tempo.
Bando al pregiudizio di Ted Shawn, pioniere della danza moderna, che nel suo “Dance We Must” del 1940 scrive “nessuna istituzione educativa dovrebbe promuovere la tap dance perché è di scarso valore”, ritengo che il tip tap sia una danza estremamente valida ed educativa per diversi aspetti, che richiede esercizio e costanza per donare un immenso piacere grazie alla sua natura al contempo coreutica e musicale. L’unico effetto collaterale è che una volta scoperto, crea dipendenza.
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